mercoledì 2 gennaio 2008

Più o Meno.

Comprai da Carlo Fei un quadro grande. Una foto 2.00 x 1.80. Riproduceva una batteria d’auto vista da sopra, l’obiettivo della macchina fotografica parallelo alla superficie superiore della batteria. I tappi degli elementi contenenti acqua distillata e acido solforico gialli. La copertura dei poli rossa. La batteria nera. Più o Meno il titolo dell’opera.

Avevo visto una esposizione di batterie a Dakar. Carlo Fei era ospite della Biennale Africana, nelle iniziative off. Io ero là perché, tra l’altro, avevo, con Ghigo Maschietto, edito un libro album “disegni” di Soly Cissé e ne ero molto orgoglioso: la carta pasta cotone si lascia sfogliare senza fare rumore. Non canta, si sente solo un fruscio, ricorda il suono di certe batterie toccate con delicatezza da anziani blues-man. E questa è una pista, un modo per spiegare, per spiegarsi.

A Montecchio nella Val d’Enza – Emilia - si svolse un festival della satira e vi partecipai forse un paio di volte. Ricordo una volta con Gianni –attualmente Gipi -, e una volta con Stella e Martina. La volta con la famiglia mi trattenni all’ascolto di una specie di disputa: qual è la parola più bella ? A provarci c’erano Jovanotti, Beniamino Placido, Adriano Sofri e forse altri che sono letteralmente scomparsi dalla memoria. No, ricordo solo sul palco una defilata Bianca Berlingur. Seduta, composta, silenziosa e bellissima.

La parola più bella in tutte le lingue del mondo è: “forse”, “maybe”, “peut etre”. E questa è un’altra pista.

Nessun commento: