lunedì 14 aprile 2008

Il giorno delle elezioni

Non vedo l'ora che passi eppure sò che meglio non può andare. E' inutile. Abbiamo già preso tutto e lo abbiamo difeso senza guardare. E' così tanto che anche volendo e difficile rendersi conto.
Ecco dove mi trovo. Sul confine ampio di una fortuna sfacciata. Restare, andare, non cambia molto. Ora, via, via, qualcuno lascia ma saluta con garbo e ritrosia. L'importante è non darsi troppe arie e nemmeno troppo da fare.
Non c'è niente che meriti di essere confessato. E' tutto talmente evidente che ben che vada confessare ispira commiserazione o peggio: è un interesse privato in atti d'ufficio. Ma cosa credi di aver fatto ? Cosa credi di aver visto ? Eravamo come siamo tutti insieme, gli uni e gli altri, alcuni dietro altri più in là.
Quelli coscienti non vedevano il presente, quelli incoscioenti ridevano, bevevano e correvano cantando. A sera non volevano tornare a casa e alla mamma riservavano piccoli dispiaceri quotidiani per costruire così un dolore sordo che la trasfigura.

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