domenica 1 giugno 2008

ESSAOUIRA

A sud. A sud di Marrakesch si va quasi per noia. Un po di idee che conserviamo da sempre, il tempo che si lascia pensare. Non passa più come una volta, rapido, incosciente.Poi la speranza di intravedere. Comunque un pretesto per una navigazione in assetto solitario. Mi piace stare solo e lo faccio con vecchie compagnie. Vado a trovare un amico che non frequento da anni. Che partì e che non torna. Lui vive ad Essaouira.

A Essaouira ci è arrivata un po di gente che non si è più mossa. C'è il sole - splendente, luminoso; c'è l'aria, fresca. Il vento spesso la fa gelida. Scompone i capelli e scuote il velo delle donne. Non da tregua il vento e il sole brucia. La terra delle vele. Oggi degli amanti della "tavola" che vola e volteggia. Una piccola città, ottantamila abitanti, con un porto che pare uscito da un racconto e una medina che è un concentrato di storie perse. Basta tendere l'orecchio.

"Nella barca qua di fronte c'è un pesce nuovo" ci dice un ragazzo. Un pesce nuovo ? Si un pesce grande, nero, lungo tutta la barca. Lo hanno preso ad una profondità di cinquecento metri. Nessuno lo conosce. Poi cambia discorso. Il fegato degli squali lo pagano venticinque euro il klogrammo. Lo usano per fare medicine.

I colori, il passo dei viandanti,i costumi, quel modo di parlarsi quasi negli orecchi o aperti a capannelli vocianti. La città araba è ormai ampiamente descritta, visitata, percorsa da foto che non salvano niente e forse nemmeno vedono e da descrizioni e ambientazioni di vicende. Io cammino qui in mezzo con in mano il paragone. Uno strumento complesso che misura il confronto. Spero che siate gentili e non pensiate a tragitti brevi tra le abitudini. Lo sguardo è rapito prima di tutto dalla vitalità e dalla bellezza dei personaggi di questa storia, di questo luogo che sembra non aver cura di te che lo guardi. Sembra, perché così non è più, ma così è stato e stando fermi si intravede ancora bene ciò che sta andandosene in fretta.

Loro e noi. Lo diceva bene ieri sera un amico di qui, Raschid. Per strada avevamo incontrato una francesina carina e affabile che lavora alla Associazione franco-marocchina. "Stasera c'è un'iniziativa culturale.." aveva detto. "Una lettura che ha per oggetto il sesso.." Il sesso ? Ridiamo e scherziamo. Più tardi ci arriva via telefono l'invito. Raschid che tiene alle buone maniere e alle buone relazioni accetta. Noi lo prendiamo un po in giro. Lui è giovane e carino ed anche la francesina è carina e tutto si presta al gioco. Noi scegliamo un ristorante al porto e Rascid va.

Loro e noi. "Per loro va bene, per noi è troppo, troppo. Alcuni marocchini hanno lasciato la sala. Io no, ma non va bene. Tutto, dicevano tutto. Come si prende il pisellino..come ci si tocca se si vuol fare da soli..troppo. Per loro va bene, in Europa, si sa. Da noi no, no." Lo diceva ridendo, con un pudore che tra uomini non ho incontrato facilmente ma che so esistere anche dietro il nostro dire sboccato.

La Medina è un universo dove convivono l'agio e l'abbondono. L'agio dietro la soglia, l'abbandono sdraiato sulla soglia. Le due cose sono assolutamente naturali. L'una scavalca l'altra. La carità è diffusa e qui pare più spigolatura che carità.Le gocce di un'acqua da anfora colma. Si tiene con il paesaggio. Non c'è un gran traffico di auto. Gli asini e i cammelli viaggiano con i loro passi cadenzati e quel dondolare mansueto. Nella Medina hanno preso campo i motorini, ma i barrocci a traina umana fanno il lavoro duro. I bambini giocano nei vicoli e non sono aggressivi. Se ti spingi nella tela puoi perderti e non corri alcun pericolo. Di giorno e di notte. Vengono in mente i grandi problemi, comprese le ridondanze psicologiche, che si vivono a casa nostra. In ogni vicolo c'è un signore che oltre al suo lavoro fa la spia. Guarda e racconta, riferisce e a volte interviene. Rivolgersi a lui costa poco più di una mancia e il caso è sottoposto ad osservazione e nel caso ad un intervento. Mi fa pensare che in fondo qualcuno che s'impicci negli affari degli altri potrebbe risultare utile. Certo c'è il pericolo che questo qualcuno profitti, sia cattivo e allora sono guai. Qui sento spesso, nel normale conversare, la definizione di buono o di cattivo applicato alle persone. Infatti noi pensiamo solo raramente che ci siano anche un pò di uomini cattivi e siamo portati a considerare stupidi o incapaci coloro che in fondo sono solo cattivi.

Immaginiamo un tempo. Non tanto tempo fa. Quando il sogno visionario - un po per le botte ricevute e un po perchè, se Dio vuole, anche gli eroi invecchiano e capita pure che muoiano - quando il sogno visionario, dicevo, mostrava un restringimento del campo d'azione, molti guardarono l'orizzonte. C'è stato chi ha costruito un traghetto in indonesia, chi a aperto un ristorante a Goa, chi ha conquistato Berlino e chi si è inabissato a Essaouira. Venti, quindici, dieci anni fa. Fecero capolino qui. Jim Hendrix vi prese casa. C'è chi dice che non ci sia mai venuto ma sulla sinistra del golfo si vede il castello, la fortezza che utilizzò per comporre e dove ospitò gli amici di una comunità Hippy. Vero o non vero l'aria che respirarono è quella. Un presepe accogliente dove con una piccola rendita si poteva non fare niente. Niente. Il cibo squisito. La frutta e la verdura. Gli abiti informali e colorati. Il fumo. La lontananza. Per arrivare ad Essaouira ancora oggi occorrono due ore e mezzo di pulman o di macchina dall'aereoporto di Marrakesch. Da Essaouira non ci si passa. Ci si va. In quel niente si nascondevano il coraggio residuo e la paura che non aveva mai lasciato il campo. I nostri amici si sono arrangiati e di cosa in cosa ora sono ben piazzati. Maison d'hautes, ristoranti, scultura, musica, scrittura. Chissa che un giorno.

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